Dyson, dagli aspirapolveri alla sfida alla Tesla

La Dyson è famosa in tutto il mondo per la produzione di aspirapolveri, eppure il nuovo progetto prevede un prodotto differente: un’auto elettrica.

Dopo la notizia della nuova automobile firmata Lego, un’altra azienda estranea al mondo dell’auto decide di fare un primo passo verso il cambiamento.

I primi modelli saranno presentati verso il 2020.

Chi di certo non sarà troppo contento di questo nuovo attore nel mondo dell’auto è Elon Musk; il fondatore di Tesla, infatti, dovrà vedersela con i nuovi modelli elettrici della Dyson e, a quanto pare, anche con altri concorrenti.
Non solo Dyson e Lego, quindi, ma molte altre aziende, alcune completamente fuori il mondo dell’automobile, hanno deciso di prendersi una fetta di mercato.
La differenza sostanziale tra i modelli di Tesla e quelli della Dyson sarà il prezzo: per quanto Elon Musk sia ritenuto pioniere del progresso a beneficio di tutti, bisogna pur sempre considerare i costi anche molto elevati delle automobili Tesla. Le automobili elettriche della Dyson, invece, dovrebbero rivolgersi ad una fetta di mercato non più “luxury” ma media.
Insomma forse siamo vicini, grazie anche all’apertura del mercato, alle automobili elettriche non più appannaggio di ricchi attori (vedi Leonardo di Caprio) e sceicchi, ma anche del consumatore medio.
Nonostante la Dyson come altre marche rappresenteranno i competitors di Musk, questi ha affermato che è contento che si stia facendo un passo in avanti verso il progresso, pur ribadendo lo stile unico ed inimitabile della Tesla.

La sfida dell’auto elettrica Dyson

La sfida per la Dyson sarà anche quella di imporsi nella coscienza del consumatore medio, non più come azienda di aspirapolveri ma anche come casa automobilistica.
Una sfida difficile ma non impossibile per un marchio inglese così solido come quello della Dyson.
Jason Dyson è però convinto di quel che fa: vuole convertire un aerodromo in un centro sviluppo e produrre il primo modello di auto elettrica a batteria in pochi anni.
Un piano rischioso che, se dovesse riuscire bene, potrebbe essere il primo passo verso un cambiamento radicale del mercato automobilistico.

L’azienda passerà quindi dalla produzione delle famose aspirapolveri, così come di ventilatori ed altro, al primo modello di auto elettrica della casa per il 2020.

Nel 2021 sarebbe invece previsto l’inizio della produzione autonoma delle automobili Dyson.

La Dyson fa sul serio: è già entrata nella seconda fase degli investimenti (si stima che Dyson voglia investire un totale di 2 miliardi di Euro!); nonostante ciò, ancora non si conoscono i dettagli tecnici dell’automobile.

Ciò che è sicuro è che la prima auto elettrica della Dyson sarà ovviamente a zero emissioni.

Jason Dyson vuole fare tutto tra le mura della compagnia, anche lo sviluppo dei motori.
Sono già stati stanziati ben 220 milioni di euro per la trasformazione dell’aerodromo di Hullavington in Gran Bretagna (ex base della RAF nella Seconda guerra mondiale), nella sede di produzione dell’auto elettrica, trasformando gli hangar e assumendo circa 400 persone all’interno.
Si pensa, inoltre, che si partirà con la produzione di più modelli che per ora dovrebbero essere tre.
Nel vecchio aerodromo ci sarà, ovviamente, una pista privata (in circa 200 ettari) dove poter testare i modelli sino a 160 Km/h: non stiamo quindi parlando di automobili a grandi prestazioni.

I ventilatori sulle ruote e le curiosità

Dopo Lego e Dyson alcuni rumors vogliono che anche un’altra azienda estranea all’automobile ne cominci a produrre: la Kalashnikov.

Azienda nota per la produzione di mitra, anche qui gira voce che stiano cercando di espandere il loro mercato alle auto elettriche, in questo caso in stile vintage.
Mitra, ventilatori e aspirapolveri: questi saranno gli avversari della Tesla. Eppure, per quanto possa sembrar curioso, il ventilatore sulle ruote non sarebbe un semplice “meme” destinato alla Dyson.
L’azienda, infatti, sarà certamente mira di molti scherzi ma le idee più stravaganti spesso vengono da chi non sembra: per i mondiali di Formula Uno del 1978, l’Alfa Romeo presentò la Brabham BT 46, che aveva un vero e proprio ventilatore posto sul retrotreno della vettura per ottenere maggiore carico aereodinamico.